Foliage 3

Foglia di acero riccio del Nostro giardino, 1 dicembre 2023

A una foglia di Niccolò Tommaseo (Sebenico, 1802 – Firenze, 1874)

Foglia, che lieve a la brezza cadesti
sotto i miei piedi, con mite richiamo
forse ti lagni perch’io ti calpesti.
Mentr’eri viva sul verde tuo ramo,
passai sovente, e di te non pensai;
morta ti penso, e mi sento che t’amo.
Tu pur coll’aure, coll’ombre, co’ rai
venivi amica nell’anima mia;
con lor d’amore indistinto t’amai.
Conversa in loto ed in polvere, o pia,
per vite nuove il perpetuo concento
seguiterai della prima armonia.
E io, che viva in me stesso ti sento,
cadrò tra breve, e darò del mio frale
al fiore, all’onda, all’elettrico, al vento.
Ma te, de’ cieli nell’alto, sull’ale
recherà grato lo spirito mio;
e, pura idea, di sorriso immortale
sorriderai nel sorriso di Dio.

Kenrokuen garden, Kanazawa, Giappone, 21 novembre 2023

Autunno di Rainer Maria Rilke (Praga, 1875 – Les Planches, 1926)

Le foglie cadono da lontano, quasi
giardini remoti sfiorissero nei cieli;
con un gesto che nega cadono le foglie.
Ed ogni notte pesante la terra
cade dagli astri nella solitudine.
Tutti cadiamo. Cade questa mano,
e ogni altra mano che tu vedi.
Ma tutte queste cose che cadono, qualcuno
con dolcezza infinita le tiene nella mano.

Hatsukaichi, Hiroshima, Giappone, 27 novembre 2023

Foglie gialle di Trilussa (Roma, 1871 – 1950)
da Poesie scelte, Tutte le poesie (Milano, Mondadori 1961).

Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle
come farfalle
spensierate?

Venite da lontano o da vicino
da un bosco o da un giardino?
E non sentite la malinconia
del vento stesso che vi porta via?

Autunno di Kinmochi Saionji (Kyoto, 1849 – Tokyo, 1940)

Dove vanno le foglie arrossate
che il vento stacca dagli alberi?
Volano e passano: il brusio del vento
è tutto ciò che rimane dell’autunno.

Gli scotani del Nostro giardino, 1 dicembre 2023

Vorrei, pioggia d’autunno, essere foglia di Ada Negri (Lodi, 1870 – Milano, 1945)

Vorrei, pioggia d’autunno, essere foglia
che s’imbeve di te sin nelle fibre
che l’uniscono al ramo, e il ramo al tronco,
e il tronco al suolo; e tu dentro le vene
passi, e ti spandi, e si gran sete plachi.
So che annunci l’inverno: che fra breve
quella foglia cadrà, fatta colore
della ruggine, e al fango andrà commista,
ma le radici nutrirà del tronco
per rispuntar dai rami a primavera.
Vorrei, pioggia d’autunno, esser foglia,
abbandonarmi al tuo scrosciare, certa
che non morrò, che non morrò, che solo
muterò volto sin che avrà la terra
le sue stagioni, e un albero avrà fronde.

Giardino del tempio del padiglione d’oro, Kyoto, 24 novembre 2023,

Foglie morte di Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 1855 – Bologna, 1912)

Oh! che già il vento volta
e porta via le piogge!
Dentro la quercia folta
ruma le foglie roggie
che si staccano, e fru . . .

partono; un branco ad ogni
soffio che l’avviluppi.
Par che la quercia sogni
ora, gemendo, i gruppi
del novembre che fu.

Volano come uccelli,
morte nel bel sereno:
picchiano nei ramelli
del roseo pesco, pieno
de’ suoi cuccoli già.

E il roseo pesco oscilla
pieno di morte foglie:
quale s’appende e prilla,
quale da lui si toglie
con un sibilo, e va.

Ma quelle foglie morte
che il vento, come roccia,
spazza, non già di morte
parlano ai fiori in boccia,
ma sussurrano: – Orsù!

Dentro ogni cocco all’uscio
vedo dei gialli ugnoli:
tu che costì nel guscio
di più covar ti duoli,
che ti pèriti più?

Fuori le aluccie pure,
tu che costì sei vivo!
Il vento ruglia . . . eppure
esso non è cattivo.
Ruglia, brontola: ma…

contende a noi! Chè tutto
vuol che sia mondo l’orto
pei nuovi fiori, e il brutto,
il secco, il vecchio, il morto,
vuol che netti di qua.

Noi c’indugiammo dove
nascemmo, un po’, ma era
per ricoprir le nuove
gemme di primavera…
Così dicono, e fru…

Santuario Hida Kokubun-ji, Takayama, Giappone, il Grande Ginkgo di 1200 anni

Autumn Fires by Robert Louis Stevenson (Edinburg, 1850 – Vailima, 1894)

In the other gardens
And all up the vale,
From the autumn bonfires
See the smoke trail!
Pleasant summer over
And all the summer flowers,
The red fire blazes,
The grey smoke towers.
Sing a song of seasons!
Something bright in all!
Flowers in the summer,
Fires in the fall!

Kenrokuen garden, Kanazawa, Giappone, 21 novembre 2023

Albero in autunno di Hermann Hesse (Calw, 1877 – Montagnola, 1962)

Con le fredde notti d’ottobre
il mio albero lotta disperato
per la sua verde veste. L’ama, è triste,
nei giorni felici la indossava,
volentieri l’avrebbe conservata.

E ancora una notte, ancora
un duro giorno. L’albero è stanco
e non combatte più, cede le membra tronche
ad un volere ignoto
che infine tutto lo sovrasta.

Ma rossodorato ora sorride
e felice riposa nel profondo azzurro.
Stanco alla morte si è donato
e l’autunno, il tenero autunno
d’un nuovo splendore l’ha adornato.

Bonsai al Tempio Sanjusangendo, Kyoto, 24 novembre 2023

Baum im Herbst von Hermann Hesse (Calw, 1877 – Montagnola, 1962)

Noch ringt verzweifelt mit den kalten
Oktobernächten um sein grünes Kleid
Mein Baum. Er liebt’s, ihm ist es leid,
Er trug es fröhliche Monde lang,
Er möchte es gern behalten.

Und wieder eine Nacht, und wieder
Ein rauher Tag. Der Baum wird matt
Und kämpft nicht mehr und gibt die Glieder
Gelöst dem fremden Willen hin,
Bis der ihn ganz bezwungen hat.

Nun aber lacht er golden rot
Und ruht im Blauen tief beglückt.
Da er sich müd dem Sterben bot,
hat ihn der Herbst, der milde Herbst
Zu neuer Herrlichkeit geschmückt.

Fuochi d’autunno di Robert Louis Stevenson (Edimburgo, 1850 – Vailima, 1894)

Negli altri giardini
E in tutta la valle,
Dei falò d’autunno
Osserva la scia di fumo!
La piacevole estate è finita
E tutti i fiori estivi,
Il fuoco rosso arde,
Il fumo grigio si leva.
Canta una canzone delle stagioni!
Qualcosa di luminoso in tutte!
Fiori d’estate,
Fuochi in autunno!

Foglie di scotano del Nostro giardino

Sonnet 73 by William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 1564 – 1616)

That time of year thou mayst in me behold
When yellow leaves, or none, or few, do hang
Upon those boughs which shake against the cold,
Bare ruin’d choirs, where late the sweet birds sang.
In me thou see’st the twilight of such day
As after sunset fadeth in the west,
Which by and by black night doth take away,
Death’s second self, that seals up all in rest.
In me thou see’st the glowing of such fire
That on the ashes of his youth doth lie,
As the death-bed whereon it must expire,
Consum’d with that which it was nourish’d by.
This thou perceiv’st, which makes thy love more strong,
To love that well which thou must leave ere long.

Lodovico Tommasi, La caduta delle foglie, 1897, Museo Civico Livorno

Sonetto n. 73 di William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 1564 – 1616)

In me tu vedi quel periodo dell’anno
quando nessuna o poche foglie gialle ancor resistono
su quei rami che fremon contro il freddo,
nudi archi in rovina ove briosi cantarono gli uccelli.
In me tu vedi il crepuscolo di un giorno
che dopo il tramonto svanisce all’occidente
e a poco a poco viene inghiottito dalla notte buia,
ombra di quella vita che tutto confina in pace.
In me tu vedi lo svigorire di quel fuoco
che si estingue fra le ceneri della sua gioventù
come in un letto di morte su cui dovrà spirare,
consunto da ciò che fu il suo nutrimento.
Questo in me tu vedi, perciò il tuo amor si accresce
per farti meglio amare chi dovrai lasciar fra breve.